Chupito di Frangelico e domino, por favor!

A El Hierro è difficile annoiarsi: tra escursioni, scuba diving, gite in auto lungo le stradine che si arricciano per la montagna, bagni rigeneranti nelle acque termali e galleggiamenti rilassanti nelle piscine naturali, si trova sempre qualcosa da fare. Ma non si puó certo dire che l’isola ospiti una vita notturna da capogiro e noi, nomadi digitali dediti alla tranquillità, grati di non avere musica che pompa fino a tarda notte e turisti che ululano in preda ai fumi dell’alcol, la sera ce ne andiamo a letto presto. E quando il bisogno di socialità si accende come un lumicino salvavita nel cuore della notte, scendiamo dalla collina fino al centro di Tigaday e andiamo al bar. Lì ci concediamo un chupito di Frangelico al banco e, se si trova un tavolo libero, fingiamo di giocare a domino.
Perché alle Isole Canarie tutti giocano a domino e chi non gioca desidera imparare, per quell’ardore di appartenenza che assale quando si approda in luogo straniero.
Ma poiché, malgrado l’impegno profuso, continua a sfuggirci il segreto che trasforma una manciata di tessere in una droga legalizzata, troviamo più gratificante osservare a qualche passo di distanza chi sa destreggiare le tessere con antica abilità. Concentrati come sadhu, sicuri come lifecoach, gli anziani muovono le tessere creando geometrici serpenti bianconeri, mentre alle loro spalle si addensa un pubblico agguerrito che commenta, suggerisce, protesta e si accalora. E improvvisamente mi ritrovo indietro nel tempo, nella mia Romagna, tra i tavoli del circolo dei Repubblicani a guardare i vegliardi col cappello in testa giocare a Marafone1…
1 Gioco di carte simile al tressette.