La chiesetta sul cucuzzolo e il mariachi

L’autostop natalizio per la messa di mezzanotte ha esito fallimentare. Il locale venezuelano dove contavamo di trovare passaggi è chiuso, così ripieghiamo sull’unico posto aperto, il ristorante Don Din 2 (del numero 1, nessuna traccia), che tenta di metterci alle porte causa cena familiare in corso ma poi si impietosisce e ci offre i suoi sgabelli per fare il nostro brindisi a suon di ron miel.
L’unico altro avventore seduto al bancone parla italiano, imparato durante un soggiorno di un anno a Como, e chiacchierando scopriamo che è niente po’ po’ di meno che il figlio del proprietario… dell’hotel più piccolo del mondo! Che sta qui vicino, a Punta Grande!
Torniamo a casa felici di avere un cimelio da Guinness dei Primati proprio dietro l’angolo e il mattino dopo ritentiamo l’ascesa alla Iglesia de Nuestra Señora de La Candelaria, questa volta a piedi.
Malgrado il vento fortissimo continui a sospingerci a valle arriviamo davanti ai battenti con largo anticipo. Dentro ci attendono un omone con l’abito talare, una coppia di pensionati venuti a El Hierro per svernare, una manciata di canari che si prodigano in abbracci e un signore armato di chitarra che arpeggia come un mariachi allegre versioni spagnoleggianti delle canzoni da chiesa della mia infanzia.
Dopo avere assistito a uno strano baciapiede dei fedeli del Bambin Gesù strappato al presepe, torniamo a valle con i nuovi amici acquisiti e ci fermiamo da Don Din 2 per un pranzo natalizio a base di pescado a la plancha, ensalada mista e un dolce che racchiude una quantità di queso sufficiente per l’intero 2016.
L’ultima volta che sono andato a messa doveva essere in epoca pre-smartphone: non trovo familiare controllare di nascosto facebook mentre aspetto che si dia inizio alla cerimonia (ok, non ne vado fiero).
Lo spagnolo – e il Canario – rende la cerimonia un po’ più bella anche se non capisco proprio tutto tutto.
Anche quel pretone poderoso che dirige le danze: apprezzo molto il suo pacifico sorriso, apprezzo molto il suo buon cuore. Ricordo i preti della mia gioventù – non me ne vogliano – come molto più… sofferenti!
Alla fine trovo molto gradevole questa messa, anche grazie a quel duo chitarrina e voce, che canta canzoni che a me a dire il vero ricordano un po’ le canzoni rivoluzionarie latino-americane.
Chissà se a un livello quantico – e anche considerando le sottili connessioni e i flussi migratori tra le Canarie e l’America Latina (Cuba, Venezuela… da approfondire!) – non ci sia differenza alcuna tra un Feliz Navidad e un Hasta Siempre Comandante.