Digital Nomad Slow Life Experience a El Hierro: ecco come è andata

cielo el hierro
Antefatto: dal 5 al 12 Novembre 2016 nove nomadi digitali si sono ritrovati a El Hierro per sperimentare una settimana di condivisione, esplorazione, lavoro e amicizia. Una Digital Nomad Slow Life Experience, una workation organizzata da me e Simona nella più sperduta delle isole Canarie.
Quella che segue è la mia personale recensione dell’esperienza… con tutta la liricità, la drammaticità e l’enfasi che mi permetto di metterci! 😉
Jonathan

Ricapitolando.

Volevamo una workation destrutturata e direi che l’abbiamo avuta!

Ecco la mia sintesi, punto per punto:

Volevamo una workation dove il “work” non fosse la priorità.

E così è stato. Qualcuno si è perfino azzardato a non portare neanche il computer, qualcuno ha chiaramente detto “mi sono preso una vacanza”. Altri hanno ammesso un po’ rassegnati: “ogni tanto devo lavorare”.

Ma quando arrivava l’ora… Non volava una mosca!

L’aria si caricava di energia, l’atmosfera si concentrava, e io – staccando gli occhi per un attimo dallo schermo – potevo contemplare con un pizzico di orgoglio i miei nomadi digitali “Slow” prendersi la responsabilità delle loro vite e delle loro attività.

Ma non vorrei parlare di serietà, professionalità ed efficienza…

Voglio usare una parola diversa: determinazione.

Elaboro meglio: determinazione a lavorare bene, magari chissà, in direzione dei propri sogni.

al-lavoro

Volevamo laboratori focalizzati sulla condivisione delle proprie skill

Skill Sharing” le avevamo chiamate.

E no, non ci siamo riusciti a organizzarle.

O perlomeno, non ci siamo riusciti a organizzarle in maniera strutturata, con orari, luoghi e ruoli ben definiti. Dove ad esempio ad una data location, ad una certa ora ci sarebbe stato qualcuno designato ad illustrare a tutti gli altri una sua particolare competenza di interesse comune (AdWords, SEO, Affiliate Marketing, Copywriting…).

No. Tutti troppo anarchici e spensierati per organizzare o pensare di assistere a una lezione.

Eppure…

Così come nel viaggio la cosa più importante non è dove vai ma chi incontri

Nella nostra workation le cose più preziose che nessuna lezione strutturata sarebbe mai stata in grado di passarci sono state le dritte ricevute dagli amici, i partecipanti alla workation. Il confidarsi i segreti del mestiere tra un bicchiere di vino e l’altro, il passarsi le esperienze maturate in mesi o anni a sperimentare quel dato metodo o quel dato approccio, le conoscenze che quella supermente che deriva dall’unione di più menti individuali (mai una somma ma sempre qualcosa di più) può insegnarci.

charco-manso-animation

Volevamo una settimana dove esplorare se stessi

E per qualcuno lo è sicuramente stato, anzi forse per tutti. Per chi si è confrontato con il vivere insieme, per chi si è confrontato con i propri limiti, per chi ha passato anche momenti che mettono alla prova. Per chi si è riconosciuto negli altri, per chi ha ragionato e ha riflettuto sul “chi siamo”, sullo stile di vita nomade digitale, per chi si è incontrato di fronte ad un tramonto, ad un albero maestoso o un panorama mozzafiato. Per chi ha esplorato El Hierro, ed esplorando El Hierro ha esplorato un po’ anche se stesso.

E per chi si è ritrovato alle 8 del mattino (con quarto d’ora o mezz’ora di ritardo “accademico”) a meditare di fronte all’oceano.

meditazione oceano

Volevamo una settimana dove reimparare l’arte della lentezza

Slow” è stato l’aggettivo onnipresente in ogni nostra attività.

Slow Life Experience” un po’ il motto di tutta la settimana, fino a diventare esso stesso vision, forse stile di vita, forse associazione culturale per la diffusione del nomadismo digitale.

Slow Life” vuol dire riprendersi la vita, darsi il permesso di considerare un’altra direzione rispetto a quella che ci impone di andare avanti, a produrre meglio, di più, per un fine che si ritorce contro se stesso.

Slow Life” non vuol dire andare più piano. E non vuol dire certo andare indietro. Cambia proprio l’asse: non più orizzontale, longitudinale o che dir si voglia.

Slow Life” vuol dire andare in alto. Oppure in profondità!

tamaduste

Volevamo una settimana dove riappropriarsi di sé

E chissà che così non sia un po’ stato.
Che nel perdersi nella nostra frenetica lentezza e nelle nostre belle ed estenuanti interazioni non ci siamo tutti un po’ ritrovati.
Chissà che non siamo riusciti a ridisegnare un modo di stare con se stessi che contempli anche l’altro, non per fuggire dalla solitudine ma per trascendere la convinzione che per ritrovarsi si debba necessariamente isolarsi.
Siamo viaggiatori e come viaggiatori viaggeremo. Spesso in solitaria.

Ma che il viaggio in solitaria non sia la scusa per non guardarsi mai allo specchio.

Quello specchio che è sempre l’altro.

Almeno, quando a specchiarsi è un nomade digitale, quando a specchiarsi è un amico… io vedo sempre (spesso) una bella persona.

Mi piace quello che vedo nello specchio!

nuvole

Volevamo fare una pratica di meditazione quotidiana

E ce l’avevamo quasi fatta.

È stato bello ritrovarsi a meditare di fronte all’oceano. Per qualcuno è stata un’esperienza totalmente nuova, per altri l’occasione di godersi un bel buddha field, quel campo che si crea quando più persone si ritrovano a meditare assieme e danno forma – mi pare di capire – ad una sorta di “mente di gruppo” (sempre maggiore della somma delle singole parti) che forse è lei che medita o che forse è solo un’altra mente da trascendere.

Ad ogni modo è stato bello essere lì.

E forse semi di nuovi stili di vita sono stati piantati in quei momenti.

Non abbiamo retto – chi più chi meno – ad una disciplina che ci voleva svegli qualche minuto prima la mattina. Quando la sera si indulge in qualche chupito di troppo risulta più difficile essere ligi ai nostri migliori propositi.

Diciamo così: sicuramente ne abbiamo guadagnato in amicizia.

malpaso

Volevamo fare una routine di regolare attività fisica

Qualcuno ce l’ha pure fatta ad alzarsi la mattina presto (ancor prima della meditazione) e a farsi una bella corsetta rigenerante. Ma il proposito di andare in palestra o fare functional training… saltato*.

* Personalmente posso accampare la scusa di un dolorosissimo mal di schiena che mi ha colpito appena pochi giorni prima l’inizio della workation.

Se escludiamo quindi la gloriosa immersione di gruppo nelle acque de La Restinga o qualche escursione… direi che abbiamo proprio toppato questo punto!

Diving La Restinga

Volevamo seguire un’alimentazione sana e naturale

E qui proprio ci siamo persi. Sarà che le cucine tipiche di El Hierro e delle Canarie in generale proprio non aiutano quando si tratta di perseguire un’alimentazione che sia in qualche modo più sana di quella a cui la cultura mainstream di solito ci sottopone…

Sarà che spesso mangiare bene significa prepararsi il cibo e farlo con la dovuta cura e con i dovuti tempi… e sarà che siamo stati tutti un po’ coinvolti più nel raccontarcela che nel fare. E sarà pure che un po’ di vino (o birra o chupito) aiuta sempre ad oliare gli ingranaggi di una socialità, magari arrugginita dallo stare troppo tempo sul computer (o troppo su Facebook?).

Ma siamo stati ben lontani dall’idea di una alimentazione consapevole, sana e nutriente.

Per fortuna non mangiare “bene” non significa che abbiamo mangiato “male”, anzi: i ragazzi hanno gradito molto la nostra selezione di ristorantini e locali tipici. Tanto che – per esempio – a mangiare pesce fresco (e cucinato bene) da Felipe ci siamo stati 3 volte.

garanones, las puntas

 

Una workation totalmente non professionale

Insomma, ci siamo fatti anche un culo così per organizzare la nostra workation, facendo errori, esplorando strade che poi si sono rivelate un vicolo cieco, frustrandoci e arrabbiandoci.
Indulgendo nella voglia di mollare cento volte e rimboccandoci le maniche altrettante.

E il risultato? Totalmente non professionale.

Eppure qualcosa di bello è successo in quella settimana. Ognuno ha portato qualcosa di prezioso che ha contribuito a creare un evento unico. Ognuno ha portato la sua energia, il suo caratter(accio), la sua voglia di fare.

Ognuno ha portato se stesso.

E ognuno si è ritrovato ad essere un pezzo di un puzzle che – al di là di ogni apparenza – magari si è proprio incastrato perfettamente con tutti gli altri.

gruppo nomadi digitali

L’avevamo fatta per la gloria la nostra workation.

E la gloria è un po’ quello che ci è rimasto da tutto questo.

E che gloria!

Abbiamo ricevuto feedback bellissimi dai nostri cari amici e partecipanti.

Ma soprattutto abbiamo ricevuto feedback spontanei!

Così come lampi improvvisi tra un bicchiere e l’altro un semplice ed estemporaneo “Sono contento di essere venuto” mi regalava il sapore di un insight, di un satori: l’indice puntato in direzione di qualcosa di tanto misterioso… quanto prezioso.

Un “Mi avete ridato la voglia di sorridere” aveva poi per me quelle suggestioni da “senso della vita”, il profumo di alcune massime che mi piace ricordare, cose tipo:

  • “What you do for yourself dies with you when you leave this world, what you do for others lives on forever.” (Ken Robinson)

sasso

Oppure:

  • “It is more blessed to give than to receive.” (Gesù)

Oppure ancora:

  • “Alla fine rimarranno soltanto baci.” (Toni Bullo)

E infine, e a proposito del senso, se non della vita, almeno di tutta questa faticaccia che io e Simona abbiamo fatto… che dire di questo commento che Alessandro ha fatto nel gruppo facebook dei Nomadi Digitali Italiani

commento workation

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